€1.550,00

Available
Not Available
Selected
Tour type: Daily Tour
Duration: 6 giorni
Maximum number of people: 50
Location: Calabria
Rate:
Departure date:
Return date:
Adults:
Children:

Numero minimo partecipanti: 12
(ad es. 6 piloti + accompagnatori o comunque fino al raggiungimento numero)

Quote di partecipazione:
• Euro 1550,00 persona con Ducati Scrambler 800
• Euro 1620,00 persona con Ducati Multistrada 950
• Euro 1750,00 persona con Ducati Multistrada 1200
• Euro 550,00 passeggero

La quota comprende:
• noleggio moto;
• moto apripista al seguito;
• 6 pranzi in ristorante;
• 5 cene in ristorante;
• 5 pernottamenti in hotel;
• l’ingresso per la visita dei seguenti musei/monumenti/siti: Museo Nazionale Archeologico di Reggio Calabria, Certosa di Serra San Bruno, Parco Archeologico Scolacium, Castello Aragonese di Le Castella, Castello di Santa Severina, Museo Diocesano di Arte Sacra di Rossano, Castello Ducale di Corigliano, Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide, Riserva Naturale I Giganti di Fallistro.

La quota NON comprende:
• carburante;
• budget o souvenirs;
• mance;
• quanto non espressamente indicato alla voce “la quota comprende“.

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Cosa vedremo a Pizzo
Di origini aragonesi, il borgo fu edificato per essere una residenza estiva del re del regno di Napoli, ma in realtà Pizzo Calabro fu fondata come colonia della Magna Grecia.
Nella centralissima Piazza della Repubblica,troviamo una vasta scelta di pasticcerie dove gustare il gelato tipico della città,una vera prelibatezza, il tartufo di Pizzo.

Il Castello Aragonese
A pochi passi, nel castello aragonese invece vedremo una vecchia scultura di Antonio Canova che fu costruita in onore di Gioacchino Murat, il quale venne giustiziato proprio in queste mura. Nelle varie stanze nobiliari del castello ci sono tante raffigurazioni della storia napoleonica.


Cosa vedremo a Tropea
Nel centro storico i suoi numerosi edifici signorili con i balconi settecenteschi e gli importanti stemmi delle vecchie famiglie aristocratiche impressi sopra i Portali posti agli ingressi.
Raggiungiamo, per la visita il Duomo Normanno con annesso Museo.
Dopo la visita al Duomo percorriamo tutto il Corso Vittorio Emanuele per affacciarci, da una vertiginosa e meravigliosa vista, sul Mar Tirreno per ammirare la splendida spiaggia ed il mare cristallino.

La Chiesa di Santa Maria dell’ Isola
Si tratta di un santuario benedettino di origine altomedievale.

Cosa vedremo a Scilla
Scilla offre interessanti mete, come il "Castello Ruffo di Scilla" situato sul promontorio. La sua caratteristica è che divide le due spiagge di Marina Grande e di Chianalea. Fu dimora della famiglia dei Ruffo. Esso si affaccia sul mare, di epoca normanna ed è annoverato tra i più incantevoli castelli della Calabria. All'interno si possono ammirare dei saloni grandissimi e una notevole collezione di dipinti appartenuti alla famiglia che l'ha fondato. L’ingresso è preceduto dal ponte che conduce all’edificio il cui ambiente principale è caratterizzato dal portale di pietra costruito con arco a sesto acuto, sui cui campeggiano lo stemma nobiliare dei Ruffo e la lapide che celebra il restauro del castello eseguito nel XVI secolo. Altro luogo incantevole è il caratteristico quartiere dei pescatori di Piana delle Galee. Ciò che lo rende unico sono le abitazioni situate a ridosso degli scogli, per questo viene chiamato anche "Piccola Venezia del Sud". La ricorda moltissimo con le sue viuzze e i suoi canali.
Nel porto sono ormeggiate le Feluche, le tipiche barche usate dai pescatori per la pesca del pesce spada. E' un borgo marinaro dove il mare da sempre lambisce le case dei pescatori. Le antiche dimore sono separate l’una dall’altra solo da strette vie che scendono fino al mare, offrendosi talvolta come approdo alle barche da pesca.

Cosa vedremo a Melia di Scilla
Da Scilla raggiungiamo in circa 25 minuti Melia di Scilla , dove visiteremo le Grotte di Tremusa.

Cosa vedremo a Reggio Calabria
Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Al suo interno, oltre ad innumerevoli reperti provenienti da varie zone della Calabria vedremo due fra le statue più famose al mondo: i Bronzi di Riace.

Lungomare Falcomatà
Definito da Gabriele D’ Annunzio “Il più bel chilometro d’ Italia“: il Lungomare Italo Falcomatà. Godiamoci la vista sullo Stretto di Messina ma anche gli ottimi dolci in uno dei molti locali presenti sul Lungomare. Molto rinomata infatti è l’ arte pasticcera di Reggio Calabria.
Cosa vedremo a Pentedattilo
Incastonato tra le guglie di pietra del monte Calvario, prende il suo nome proprio dalla forma della roccia su cui giace: una mano gigante. Pentedattilo, è un vero e proprio paese fantasma. Uno di quei paesi dove non abita più nessuno, di quei paesi che per un motivo o per un altro sono stati abbandonati dai propri abitanti, e che ora sembrano infestati dai fantasmi. Pentedattilo, per esempio, è diventato paese fantasma quando a tutti gli abitanti è stato ordinato di andarsene perchè la montagna che sovrasta il paese poteva venir giù da un momento all’altro, distruggendo le case. Ma quella enorme roccia, che ha la forma di una mano (da qui anche il nome del paese: Pentadattilo in greco significa “cinque dita”) è ancora lì, immobile.


Cosa vedremo a Casignana
“ Villa Romana” di Casignana
Villa Romana di Casignana costituisce il secondo sito archeologico dopo Piazza Armerina per bellezza e qualità dei suoi mosaici. La sua origine viene fatta risalire a cavallo tra I e II secolo d.C. E' possibile rinvenire l’esistenza di oltre venti ambienti con un cortile centrale, attorno al quale si ergono le terme, un giardino decorato con una fontana monumentale, le latrine, altri vani di servizio e la zona residenziale. In particolare l’impianto termale, suddiviso nelle terme orientali e in quelle occidentali, si presenta in buono stato di conservazione e, accanto alle partizioni termali, spiccano in tutta la loro bellezza le pavimentazioni pregiate:lastricati di marmo provenienti dalla Grecia e dall’Asia Minore. Mosaici policromi ricchi di motivi geometrici impreziosiscono lo scenario che caratterizza l’odierno percorso espositivo. Tra questi possono ricordarsi la “Sala delle Nereidi” dove, nel triclinio, spicca il mosaico pavimentale delle “Quattro Stagioni” del quale si conservano due sole immagini, la primavera e l’autunno; un pavimento con un Bacco ebbro sorretto da un giovane satiro che versa vino in un’anfora.

Cosa vedremo a Locri
Gli scavi archeologici di Centocamere
Lo scavo di Centocamere ha fatto conoscere bene le case locresi e varie officine artigianali per la produzione di manufatti in terracotta. Era probabilmente situata nel settore centrale della città, ma non è ancora stata localizzata, l'agorà, la grande piazza che in ogni polis greca era il centro della vita associativa, politica e mercantile. Lo scavo ha riportato in luce, vicino casa Marafioti, un teatro costruito alla maniera greca, ai piedi delle colline, adattando una concavità naturale dotata di un'eco che facilitava l'ascolto durante le rappresentazioni.

Museo Archeologico di Locri Epizefiri
Una visita che ci riporterà indietro nel tempo di 2500 anni. Al suo interno sono custoditi numerosissimi reperti provenienti dai vicini scavi di Centocamere.

Cosa vedremo a Gerace
Sperduto tra le prime alture della Locride, il borgo di Gerace ha un’amima normanna e bizantina. Ed è di una bellezza semplice e “pulita”. La prima cosa che spicca agli occhi quando si arriva a Gerace (uno dei borghi più belli della Calabria) è la sua eleganza. E' situata su una rupe di arenaria all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte, a quasi cinquecento metri d’altezza. Emozionante è la salita alla città che consente di godere di bei panorami su tutta la valle della Locride. Uno straordinario patrimonio storico è custodito nel cuore antico della città. Un susseguirsi di vicoli, portali, piazzette, sontuosi palazzi storici e chiese monumentali la rendono uno dei tesori della regione.

La Cattedrale
La Cattedrale è il monumento più rappresentativo dell’architettura bizantino-romanico-normanna calabrese e si presenta maestosa sia all’esterno che all’interno. Fu costruita tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo (sotto Ruggero II), su una preesistente struttura sacra dedicata all’Ajia Kiriaki (Santa Ciriaca) in periodo normanno. Maestosa e solenne, è tra le opere d'arte di maggior rilievo del Meridione. Consacrata secondo tradizione nel 1045 e riconsacrata nel 1222 alla presenza dell'imperatore Federico II. Dichiarato monumento nazionale bizantino-romanico-normanno, l'edificio basilicale è il più ampio della Calabria e uno tra i maggiori del Meridione.

La Chiesa di San Francesco d'Assisi
I bagliori barocchi della Gerace secentesca che nella Cattedrale facevano capolino solo dagli altari, esplodono nel fastoso altare maggiore e nell'arco trionfale della Chiesa di S. Francesco, che per il resto è invece un grandioso edificio gotico del 1252, con splendido portale arabo-normanno.La chiesa è a pianta mononavata di tradizione bizantina. All'interno, pregevole è l'altare maggiore realizzato in marmi "mischi", nel 1656.
Cosa vedremo a Roccella Jonica
Il Castello Carafa
Posto sopra una rocca a controllo e difesa del litorale, il castello di Roccella Ionica venne costruito probabilmente dagli svevi intorno al XIII secolo. Il castello era infatti un maniero difensivo, tra i più difficili da espugnare, ma nel XVIII secolo i Carafa lo ampliarono e lo adibirono a dimora signorile. Il Castello, posto su una rocca a picco che guarda il mare, era una fortezza inespugnabile tanto che neanche i Turchi di Dragut Pascià nel1553, i quali pur saccheggiarono Reggio e dintorni, riuscirono a scalfirla. Essi, al contrario, subirono gravi perdite e la distruzione di buona parte delle centocinquanta galere con le quali si erano presentati nello specchio d’acqua sottostante il maniero. Ristrutturato nel '700 dai Carafa, il castello assunse i caratteri di residenza signorile. L'aspetto attuale risale quindi al XVIII secolo, quando i Carafa, feudatari di Roccella dal 1480 al 1806, lo ristrutturarono trasformandolo in residenza signorile, le fortificazioni annesse al castello persero di importanza, ne ebbe così inizio l'abbandono.

Cosa vedremo a Monasterace
Monasterace si sviluppa su due zone distinte: il centro storico, su un’altura, che ancora oggi conserva resti delle mura di cinta e il castello di epoca medievale ( XI secolo circa); la “marina” espansione del borgo sulla costa. La sua storia ha origini antichissime quando la vita degli dei si intrecciava con quella degli uomini. Quando vi approdarono i primi coloni greci, il lussureggiante paesaggio apparve subito il luogo ideale in cui fondare Kaulon. Rigogliose foreste, abbondanza di acqua e fiumi navigabili, ricchezza di risorse minerarie (ferro, piombo, argento) hanno contribuito a renderla una fiorente colonia magnogreca.

Kaulon: gli scavi archeologici
La storia ci dice che Kaulon è stata fondata da coloni achei intorno all’ultimo quarto dell’VIII secolo a. C.: non si conosce nulla dei primi secoli di vita della città ma è probabile che il periodo di massima potenza economica e di autonomia risalga al VI secolo a. C. come ci testimoniano gli splendidi stateri d’argento con le figure di Apollo e della cerva. Nel 389 a. C. il tiranno di Siracusa Dionisio I la conquistò e Kaulon fu annessa territorialmente a Locri.Campagne di scavi che portarono alla luce resti della cinta muraria, del Tempio dorico e di un altro centro cultuale le cui testimonianze sono conservate all’interno del Museo archeologico insieme ad altri reperti (ceramiche, corredi funerari, teste femminili, monili e oggetti in bronzo). Negli anni ’60 fu rinvenuta la Casa del Drago il cui nome deriva dal mosaico, tra i più antichi della Calabria, raffigurante un drago marino col dorso coperto di aculei e la coda di pesce. Le ultime ricerche hanno portato alla luce altre meraviglie nascoste: nell’area della Casa matta è stato rinvenuto un pavimento a mosaico, tra i più grandi della Magna Grecia, raffigurante delfini e draghi, databile tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a. C., probabilmente facente parte di una sala termale. Dalle ultime campagne scavi il sito risulta il più interessante tra le città della Magna Grecia per la ricchezza delle scoperte che stanno riscrivendo tutta la storia antica.

Il Museo Archeologico di Monasterace, costruito attorno all’area archeologica dell’antica Kaulon, custodisce e conserva i resti dell’antica città magnogreca ritrovati durante le numerose campagne di scavo. Nel cortile antistante l’ingresso è esposta una serie di ancore antiche in pietra, in ferro e bronzo, risalenti a epoche diverse, rinvenute in mare. Si tratta di una delle più complete collezioni di ancore antiche conservate in Italia. Da togliere il fiato il mosaico del drago, restaurato di recente, proveniente dalla cosiddetta “Casa del Drago”: si tratta di un mosaico pavimentale raffigurante un mostro marino realizzato con tessere policrome. La sua datazione, attorno al III secolo a.C., porta a considerarlo uno dei più antichi mosaici rinvenuti in Calabria

Cosa vedremo a Stilo
Stilo è un borgo bizantino del X sec. situato alle falde del monte Consolino, è disposto a gradinate sulla pietra tufacea, immerso nella tipica macchia mediterranea e dominato dai ruderi di quello che fu un grande e possente castello normanno. È la patria del filosofo Tommaso Campanella, autore della “Città del sole” e meta tra le più belle e interessanti per storia e arte.

“La Cattolica “ è una delle più importanti chiese bizantine della Regione considerata un'opera unica nella particolarità della sua costruzione e del suo meraviglioso equilibrio architettonico. L’interno è impreziosito da quattro colonne di epoca romana e presenta diversi affreschi a più strati fra cui il Cristo Pantocrate ancora visibile nella volta centrale. Il termine “Cattolica” deriva probabilmente dal greco “Katholikon” che indica il luogo di culto di un complesso monastico o il centro di riferimento cultuale per gli eremiti che vivevano nella stessa area. La ricchezza espressiva, appartenente ad una tradizione architettonica tipicamente bizantina, la colloca a pieno titolo tra i più notevoli monumenti calabresi.

La prima attestazione del Castello Normanno risale al 7 maggio del 1093. La sua nascita segue l’avvento dei normanni nel 1072 d.c., conquistatori del borgo di Stilo. Essi infatti prescelgono il borgo, per la sua posizione strategica a dominio dell’intera Vallata dello Stilaro, come regio demanio, vale a dire città sotto il diretto controllo del re, ruolo mantenuto anche nelle dominazioni sveve, angioine e aragonesi. Eretto da Ruggero il Normanno nella seconda metà del XI secolo, per meglio dominare la sua città irrequieta, l’affascinante castello medievale, domina incontrastato il territorio circostante.

L’ Eremo di Santa Maria della Stella o Santuario di Monte Stella, è un santuario creato all’interno di una grotta. Chi sale all’Eremo di Monte Stella resta sensibilmente colpito dal luogo, un abisso nelle viscere della terra ove per due secoli circa gli Eremiti vissero in contemplazione e in preghiera.

Cosa vedremo a Bivongi
Il Sacro Monastero di San Giovanni Theristis
Il Sacro Monastero di San Giovanni Theristis, si trova nelle campagne del Comune di Bivongi, in una zona a cavallo tra le fiumare Stilaro ed Assi, di fronte alle ripide pareti del monte Consolino; quest’area, che è denominata “Vallata Bizantina dello Stilaro”, fa parte degli insediamenti ascetici nati sulle pendici del Consolino e delle colline circostanti tra l’VIII ed il XII secolo. Durante quel lungo periodo, in quest’area, come in Calabria ed in Sicilia, si stabilirono, nel tempo, monaci greco ortodossi costretti a fuggire dall’Impero Romano d’Oriente a causa dell’editto imperiale, dell’anno 726, emanato dall’Imperatore Leone III di Bisanzio, che decretava l’eliminazione delle immagini sacre. Il Monastero di San Giovanni Therestis, è unico in Italia, fondato ed abitato da monaci Agghioriti del Monte Atos in Grecia, sola Repubblica Monastica al mondo e, dopo l’ abbandono da parte di questi, è stato affidato alla Chiesa Ortodossa di Romania.

Cosa vedremo a Mongiana
Il Museo Fabbrica d' Armi delle Reali Ferriere Borboniche
Le Reali Ferriere e Officine Borboniche di Mongiana, costituirono il più importante e ardito polo siderurgico del Regno con la produzione di componenti costruttivi metallici per ponti, delle rotaie del primo tronco ferroviario Italiano, del famoso fucile Mongiana e tante altre eccellenze oggi divenuto Museo.

Cosa vedremo a Serra San Bruno
La Certosa
L’Abbazia, che vanta una storia millenaria, è stato il primo convento certosino in Italia. Fu fondata da Bruno di Colonia nel lontano 1090. Il Santo cercava un luogo silenzioso, immerso nella natura incontaminata per ritirarsi a vita monastica e dedicarsi alla contemplazione; lo trovò in Calabria nei rilievi coperti di boschi che gli furono donati dal conte Ruggero d’Altavilla. Ancora oggi, chi viene a Serre, si ritrova immerso in un’aurea di insolita pace e misticismo. I certosini sono soggetti, come secoli fa, alla rigida regola monastica della clausura. L’unico ponte con il “mondo reale” è il museo realizzato nel 1994. Visitarlo significa ripercorrere il cammino del Santo dalla Francia alla Calabria e varcare idealmente le soglie di un mondo quasi inaccessibile. L’Abbazia, che vanta una storia millenaria, è stato il primo convento certosino in Italia. Fu fondata da Bruno di Colonia nel lontano 1090.

Cosa vedremo al Parco Archeologico Scolacium
I ritrovamenti archeologici, rinvenuti sul luogo, sono la testimonianza che si tratta della antica colonia greca di Skylletion che successivamente vide il sorgere della romana Scolacium. All’interno del parco si può ammirare il Teatro Romano, di dimensioni ragguardevoli e di cui sono ben visibili le gradinate, e il vecchio Foro Romano, la piazza pavimentata con grandi mattoni laterizi, la sede del senato, un monumento religioso, una fontana.
Cosa vedremo a Le Castella
La celebre fortificazione, di probabile origine magno greca è protesa su di una piccola penisola sul mare. La fortezza ebbe varie modifiche architettoniche nel corso dei secoli, a seconda dei governanti e delle esigenze difensive. Importantissime sono le monumentali cave di blocchi e di rocchi di colonna di età greca (VI-III secolo a.C.) sulla Punta Cannone e nell'area del porto. Da esse sono stati presumibilmente estratti i rocchi delle colonne del Tempio di Hera Lacinia, posto sul promontorio di Capo Colonna.

L’area Archeologica di Capo Colonna è uno dei luoghi di interesse di Crotone. Presso il sito archeologico, di proprietà statale, si possono osservare numerosi reperti ed edifici. Il Santuario di Hera Lacinia è stato uno dei luoghi di culto più significativi della Magna Grecia, situato in posizione strategica lungo la rotta che collegava Taranto allo stretto di Messina, nel quale si venerava la dea Hera Lacinia. Fondato nel VI secolo a.C., nel XVI fu saccheggiato e spogliato di molte parti per ricavare materiali da Hestiatorion”, a pianta quadrata, è suddiviso a sua volta in varie stanze ed era adibito probabilmente all’accoglienza dei viaggiatori e dei sacerdoti; esso fu costruito successivamente al tempio, nel IV secolo a.C. L'Edificio K, o “Katagogion” risale alla medesima epoca e ad oggi se ne conservano solamente i basamenti, che mostrano una pianta a forma di “L”. Era probabilmente la foresteria dove venivano alloggiati i visitatori più importanti.

Cosa vedremo a Santa Severina
Il Castello
Il castello normanno di Santa Severina, in calabria, è una delle antiche fortezze meglio conservate dell'Italia meridionale. E' chiamato anche Castello Carafa o di Roberto il Guiscardo, il re normanno che ne ordinò la costruzione nel XI secolo. L'imponente struttura si estende per 10.000 mq circa e domina sull'ampia valle del fiume Neto e le colline del Marchesato di Crotone, vicino a Crotone. È composta da un mastio quadrato e da quattro torri cilindriche che si trovano ai lati del castello; è inoltre fiancheggiato da quattro bastioni sporgenti in corrispondenza delle torri.

Il Battistero
Tra le massime testimonianze del periodo bizantino della Calabria, addossato alla chiesa Cattedrale di Santa Severina, antistante il bellissimo castello normanno detto di Roberto il Guiscardo, si trova il piccolo battistero bizantino del X secolo d.C. L'archeologo Paolo Orsi per primo nel 1911 ebbe il merito di rilevarne l'importanza e la singolarità, additandolo agli studiosi dell'arte come uno dei monumenti bizantini più importanti della Calabria. Insieme al magnifico tempietto della Cattolica di Stilo, il Battistero di Santa Severina è il migliore esempio dello stile bizantino anteriore all'anno Mille rinvenibile in Calabria.

Cosa vedremo a Rossano
Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli
Con oltre 40.000 visitatori annui il Museo della Liquirizia di Rossano è, in base ad una ricerca condotta dal Touring Club Italiano, il secondo museo d’ Impresa più visitato in Italia dopo il Museo Ferrari.

Museo Diocesano: Il Codex Purpureus Rossanensis
Il Codex Purpureus Rossanensis è un Evangeliario greco miniato, che, contiene l’intero Vangelo di Matteo, quasi tutto quello di Marco, del quale mancano solo i versetti 15-20, e una parte della lettera di Eusebio a Copiano sulla concordanza dei Vangeli. Il Codex è stato realizzato in Siria, forse ad Antiochia. Il testo fu segnalato per la prima volta nel 1846 dal giornalista Cesare Malpica e fu scientificamente studiato nel 1879 dai tedeschi Oscar von Gebhardt e Adolf Harnack, che lo sottoposero all’attenzione della cultura internazionale. Il Codex Purpureus Rossanensis è nell’elenco delle candidature per essere riconosciuto dall’UNESCO fra i beni eccellenti del patrimonio artistico mondiale. Questo codice, è uno dei sette codici miniati orientali esistenti nel mondo. Tre sono in siriaco e quattro in greco. Questi ultimi sono il “Genesi Cotton” conservato nella British Library di Londra (di cui, però, è rimasto qualche esiguo frammento di una pagina); la “Wiener Genesis“, conservata presso la Osterreichische Nationalbibliothek di Vienna (costituita da 26 fogli, 24 dei quali miniati); il “Frammento o Codice Sinopense“, custodito presso la Bibliothèque National di Parigi (formato da 43 fogli e 5 miniature), e infine il “Codex Purpureus Rossanensis“, che, con i suoi 188 fogli, pari a 376 pagine, è il Codice più ampio, più prezioso, più importante di quelli sopra citati, e contiene l’intero Vangelo di Matteo e quasi tutto quello di Marco.


Cosa vedremo a Corigliano
Le prime notizie relative alla presenza, in Corigliano, di un avamposto fortificato risalgono all'XI secolo. Furono infatti i Normanni che, nelle loro campagne di conquista della Calabria e della Sicilia, nello spostarsi lungo la valle del fiume Crati, dovettero pensare di costruire un primitivo caposaldo, a difesa del borgo arroccato di Corigliano e a controllo della sottostante piana di Sibari. Nel 1551 il Castello viene destinato a sede di un presidio militare. Nel 1616 il feudo di Corigliano passa nelle mani dei Saluzzo di Genova. I nuovi proprietari, allo scopo di rendere il Castello più idoneo alla propria residenza, eseguono nel 1650 i primi interventi di adeguamento funzionale sulla struttura fortificata. Nel 1720, in seguito alla decisione di risiedere stabilmente nel loro nuovo palazzo, i Saluzzo promuovono nuovi lavori di ristrutturazione del Castello.
Cosa vedremo a Sibari
Il Parco archeologico di Sibari si trova a Cassano all'Ionio, nella frazione di Sibari, località Parco Del Cavallo, Casa Bianca, in provincia di Cosenza. Si tratta del sito di una delle più ricche e importanti città greche della Magna Grecia. I reperti degli scavi sono conservati nel Museo archeologico nazionale della Sibaritide. La zona della Sibaritide fu il centro della civiltà degli Enotri, che ebbe la massima fioritura nell'Età del Ferro, prima di essere spazzati via dai coloni greci giunti dall'Acaia nel 730-720 a.C. circa. I Greci sconfissero e ridussero i locali alla schiavitù, quindi fondarono Sibari (Sybaris), il centro della zona dove transitavano le merci provenienti dall'Asia Minore, in particolare da Mileto. Nell'Antichità la ricchezza di Sibari era proverbiale, ma la sua sorte fu segnata, dopo la vittoria contro Siris (alleata a Crotone e Metaponto), dalla guerra contro Crotone. Il conflitto nacque probabilmente per ragioni di contese commerciali e culminò con la battaglia del Traente (510 a.C.), che vide la vittoria dei crotoniati, l'assedio di Sibari e, settanta giorni dopo, la sua distruzione, per la quale venne anche deviato il fiume Crati affinché passasse sopra le rovine della città sconfitta. I sopravvissuti di Sibari partirono per la madrepatria, dove ottennero l'aiuto di Atene per tornare in Calabria e fondare, nel 444 a.C. con altri nuovi coloni ateniesi, una nuova colonia sullo stesso sito, chiamata poi Turi. Il nuovo impianto della città fu progettato dal famoso architetto e urbanista Ippodamo di Mileto. I conflitti però tra sibariti e ateniesi portò a un conflitto interno, che culminò con la cacciata dei sibariti.
Nel 194 a.C. la città fu fondata nuovamente come colonia romana con il nome di Copiae, che fu presto cambiato nuovamente in Thurii. Continuò ad essere in un certo qual modo un luogo importante, posta in una posizione favorevole e in una regione fruttifera, e sembrerebbe che non sia stata completamente abbandonata fino al Medioevo.

Cosa vedremo a Cerchiara di Calabria
Il Santuario rappresenta una significativa testimonianza architettonica del periodo rinascimentale. L'edificio insiste su un antico luogo di culto del X secolo, come provano i reperti rinvenuti nelle grotte rupestri del monte Sellaro, ove si insediarono i monaci anacoreti di origine greca. Durante la costruzione (1440), vennero trovate in una grotta alcune tavolette bizantine tra le più antiche mai rinvenute.

Cosa vedremo a Civita
Civita è uno degli insediamenti meglio conservati della Calabria interna, caratterizzato da una struttura urbanistica fatta di viuzze e slarghi che si intersecano le une negli altri. Caratteristici di Civita sono i comignoli e le “case parlanti”. I comignoli sono quasi delle opere d’arte. Non si sa con precisione quando sia cominciata l’usanza di innalzare comignoli imponenti e dalle forme capricciose, diversi per ogni casa e secondo l’estro del mastro muratore. Il comignolo era come la firma per una nuova casa, di cui diventava il totem, con la funzione non solo di aspirare il fumo dai camini, ma anche di tenere lontano gli spiriti maligni. Sono una cinquantina i comignoli storici, costruiti probabilmente tra fine Seicento e inizio Novecento. Passeggiando per il borgo s’incontrano inoltre alcune abitazioni dall’aspetto antropomorfo, le cosiddette "case di Kodra" o "parlanti", una sorta di omaggio al pittore albanese naturalizzato italiano Ibrahim Kodra, di fama internazionale. Si tratta di abitazioni molto piccole, con finestrelle, canna fumaria e comignolo, la cui facciata richiama con evidenza la faccia umana.

Il Ponte del Diavolo
Una delle principali attrattive del luogo, meta ogni anno di migliaia di turisti è il Ponte del Diavolo. Un'unica arcata a dorso d’asino a quota 260 m. sl.m sul Raganello,costituisce un’ardita opera di ingegneria e un ottimo posto di osservazione. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Con certezza è presente nel territorio di Civita dal Medioevo ma alcuni studiosi ipotizzano una costruzione ancora più antica.

Cosa vedremo a Morano Calabro
Il Borgo
Morano Calabro, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, dal 2003 compare nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia ed è Bandiera Arancione del Touring Club Italiano per la sua pittoresca posizione geografica oltre che per la pregevolezza delle opere d’arte custodite.
Nella Collegiata di Santa Maria Maddalena, è custodito il prezioso Polittico di Bartolomeo Vivarini. Appartenente alla nota famiglia veneziana di pittori dei Vivarini realizzò quest’ opera nel 1477. Appartengono inoltre al toscano Pietro Bernini, padre del celebre Gian Lorenzo il cui nome immortale è noto in tutto il mondo, un Ciborio e due Angeli Oranti posti alle estremità dell’altare maggiore. La Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo che sorge sulla sommità dell’abitato nei pressi del Castello Normanno-Svevo custodisce invece le quattro statue in marmo di Carrara eseguite da Pietro Bernini risalenti al XVI secolo.

Cosa vedremo a Papasidero
La Grotta del Romito
L’importantissima scoperta, avvenuta nel 1961 in territorio di Papasidero, ha gettato una straordinaria luce sulle vicende preistoriche della Calabria settentrionale, dimostrando che essa era abitata da almeno 20.000 anni fa. Durante gli scavi sono state rinvenute tre duplici sepolture e numerosi reperti litici e ossei riconducibile all'homo-Sapiens del periodo del Palaeolitico.
La Grotta fu scoperta da persone del posto già nella prima parte del 900 ma solo a partire dal 1962 furono effettuati scavi regolari. guidati da Paolo Graziosi, un professore di storia umana antica all'università di Firenze.
Gli scheletri ed il loro posto della sepoltura all'interno della Grotta del Romito, sono differenti dagli altri resti trovati in Europa perché i ricercatori precedentemente avevano trovato resti scheletrici sepolti individualmente, mentre a Romito hanno trovato due coppie sepolte insieme.
Le sepolture hanno suggerito agli studiosi che probabilmente la Grotta così bella per l'Homo Sapiens, , con le illustrazioni numerose dall'era, dalle stalagmiti e dalle stalattiti del Paleolitico, più di 11.000 anni fa era un posto santo per l' umanità .
In più, il Matrimonio-Sati (la sepoltura di una coppia) è conferma della supremazia delle associazioni filiali fra gli uomini e le donne dagli inizi stessi di storia umana.
Le illustrazioni all'interno della caverna, così come le opere d'arte geomorfologiche, sono aperte agli ospiti con le repliche delle figure scheletriche (quelle reali sono state spostate a Firenze).
Naturalmente la cosa più importante da vedere è il magnifico graffito che raffigura il "Bos primigenius", un toro preistorico di 1,20 metri, inciso su un masso di circa 2,30 metri di lunghezza con una inclinazione di 45° tra le più affascinanti testimonianze dell'arte rupestre del paleolitico superiore, risalente a circa il 10.800 a.C.
Giornata dedicata al rientro alla base di partenza percorrendo da Scalea la Riviera dei Cedri, sulla SS 18 fino a Paola da dove saliremo dal Passo Crocetta ( 979 m.s.l.m ) fino a Cosenza e da qui a Camigliatello ( 1300 m.s.l.m. ). Percorreremo alcune fra le strade più belle della Sila fino al Passo di Acquavona, sul Monte Reventino, prima di effettuare la discesa verso la Piana di Lamezia.

Cosa vedremo a Santa Maria del Cedro
Il Museo del cedro, creato e gestito dal Consorzio del cedro di Calabria, si trova a S. Maria del Cedro in uno splendido opificio del XV-XVI secolo, conosciuto col nome di Carcere dell'Impresa. La visita è un percorso tra "coltura e cultura". Si sviluppa intorno a due anime: il percorso artistico ricco di pannelli ceramici che racconta del cedro, della sua storia ricca di riferimenti al mondo biblico e alle tradizioni ebraiche, oltre che tante citazioni letterarie dell'agrume, da Boccaccio a D'Annunzio. Il percorso archeologico legato al sito di Laos, colonia della Magna Grecia.


Cosa vedremo a Diamante
L'idea dei "Murales" è dovuta al pittore Nani Razzetti, milanese ma diamantese di adozione, il quale propose al sindaco del tempo Ing. Evasio Pascale il progetto di rivitalizzare il centro storico. L'Operazione Murales, iniziata nel 1981, portò a Diamante, dall'Italia e dall'Estero, ottantatre pittori, che nel mese di giugno iniziarono a dipingere i muri del centro storico, ormai diventati delle grandi tele, facendo rinascere nella gente che vi abita il gusto della conservazione del proprio passato, per un'idea viva, che proietti nel futuro. Grazie ai suoi murale Diamante fa ormai parte del circuito delle Città dipinte, associazione di comuni promossa dall'APT di Varese, nella quale la "perla" del Tirreno occupa addirittura il primo posto, in quanto possiede il più alto numero di opere di artisti italiani.

Cosa vedremo a Camigliatello
Unico nel suo genere, questo maestoso bosco secolare nel centro della Calabria sopravvive intatto dal Seicento all’ombra dei suoi imponenti “patriarchi”, che danno origine a un grandioso spettacolo della natura. Vi si conservano alberi alti fino a 45 metri, dal tronco largo 2 e dall’età straordinaria di 350 anni, testimoni delle antiche selve silane. Un bosco ultracentenario con oltre 60 esemplari di pini larici e aceri montani piantati nel Seicento dai Baroni Mollo, proprietari del vicino Casino, donato al FAI nel 2016. La selva fu sfruttata nei secoli dai pastori per estrarre dai tronchi una resina infiammabile come la pece; era una risorsa preziosa che tra Sei e Settecento fu oggetto di numerosi provvedimenti del governo di Napoli, emessi per limitare le frequenti minacce di abbattimento.

Cosa vedremo a Lorica
Lorica è un villaggio turistico della Sila Grande. La frazione si trova a 1315 metri s.l.m. Sviluppatasi lungo l'asse viario della SS 108 bis che da San Giovanni in Fiore porta al bivio di “Bocca di Piazza” e da qui si raggiungono i paesi della pre-sila cosentina, nel corso degli anni una parte dell'abitato si è sviluppato presso il suggestivo lungolago, la strada di accesso che porta al villaggio ai piedi del lago Arvo. Il lago, incastonato fra le due più alte vette dell'altipiano silano, ovvero Botte Donato da una parte e Montenero dall'altro, rende ancora più suggestivo ed incantevole il posto.

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